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venerdì 6 marzo 2009

Sapori d'oriente, semplicità e messaggi etici alla terza giornata della Paris Fashion Week

Ad aprire la terza giornata della Fashion Week parigina Issey Miyake, il cui stilista Dai Fujiwara porta in passerella creazioni dalle forme cinetiche introdotte da quattro campioni di karaté.
La collezione è composta da abiti in fluido poliestere che traggono spunto dalle lacche giapponesi Urushi, da creazioni di ispirazione geometrica realizzati in trama utilizzando la tecnica dell'A-poc e da una serie di capi reversibili giocati sul contrasto di luci e ombre ma anche di cromie scure e acidule o smaglianti.
A seguire una delle più grandi Maison d'oltralpe: Christian Dior.
John Galliano riesce a creare una collezione leggera basata sull'orientalismo di Paul Poiret portando in passerella pantaloni da harem, ricchi broccati dorati e influenze asiatiche in generale.
Il risultato sono creazioni per donne normali, in grado di affascinare la stampa di moda e contemporaneamente raggiungere tutti i mercati globali.
Più tardi riflettori puntati su Vivienne Westwood che, dopo la presentazione della sua Red Label durante la London Fashion Week, sceglie Parigi per la sfilata della sua linea ammiraglia.
Sulla passerella una splendida Pamela Anderson, già apparsa nella campagna pubblicitaria della Maison con Dame Viv e suo marito Andreas Kronthaler.
Di scena anche momenti di propaganda politica come il simbolo "+5" sulle T-shirts per spingere a consumare meno.
Subito dopo Lanvin, che rinunciando alla suddivione degli stilisti in ottimisti o pessimisti, si dichiara realista e crea una collezione studiata sui bisogni delle donne, non solo su una vita fatta di feste e pranzi.
A prima vista sempre esserci qualcosa che evoca gli anni Quaranta con abiti sobriamente chic per una passerella concreta e non particolarmente glamour.
Ma, e forse in questo stà la parte parigina, lo stilista rifiuta di cadere nella banale austerità in quanto l'inclinazione naturale di Alber Elbaz è di far sentire le donne allegre.
Di scena nel tardo pomeriggio Maison Martin Margiela con una sfilata totalmente concettuale, con "abiti nuvola" e body color carne, con velo da sposa.
Lo show sembra quasi estremo, come d'altra parte è nell'indole di Mr Margiela, fatto di donne che inizialmente indossano solamente reggiseni e gonne dai colori vivaci e gradualmente si vestono maggiormente.
A chiudere la giornata la sfilata Yohji Yamamoto, che comincia con il nero per finire con il rosso.
Lo stilista ha scelto una formula molto meno esuberante di quella di Martin Margiela celebrando la dualità delle donne.
La scelta del colore rosso ad accendere il predominante nero è stato spiegato da Mr Yamamoto al termine della sfilata con un duplice significato: rosso come sangue e pazzia.
Luca Micheletto

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